
Dal nostro corrispondente dall’Algeria Mohamed Boumaaraf
Ciò che era solo un’eccezione, è divenuto ora la quotidianità per gli algerini: si tratta delle migliaia di mendicanti maliani, nigeriani e siriani sparse nelle vie di Algeri e delle altre città del paese. Sono rifugiati scappati dai tormenti delle guerre in Mali e in Siria che oggi si trovano di fronte a nuovi pericoli, che non minacciano la loro vita, ma la loro dignità: stiamo parlando dello sfruttamento di alcuni di loro da parte delle reti mafiose, che li hanno portati all’accattonaggio e alla prostituzione.
All’inizio lo Stato e l’intero popolo avevano dimostrato grande tolleranza e generosità verso queste persone vittime dei conflitti armati, e gli algerini avevano accolto a braccia aperte i loro “fratelli e sorelle” africani. Inoltre gli incitamenti degli Imam che dalle Moschee invitavano a trattare bene i poveri e i senzatetto, qualunque fosse la loro nazionalità o il loro credo, hanno incoraggiato le persone a fare la carità.
Purtroppo la fiducia è andata affievolendosi lasciando il posto alla prudenza, soprattutto con l’influenza dei media che parlano spesso del lato negativo di questi “stranieri” e del panico mondiale causato dall’ Ebola e dalla sua avanzata.
Il Governo nigeriano ha chiesto all’Algeria di aiutarlo nelle operazioni di rimpatrio dei suoi cittadini, soprattutto delle donne e dei bambini che necessitano di maggior protezione. Di risposta il Governo algerino ha incaricato il CRA (Mezzaluna Rossa Algerina) di organizzare le procedure dei rimpatri, totalmente nelle mani dell’Algeria. Il Presidente del CRA ha rifiutato l’accompagnamento mediatico di questa operazione umanitaria asserendo che la miseria della gente non è “uno spettacolo”.