Il 25 novembre del 1999 è stato scelto dalle Nazioni Unite come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Una vittima ogni due giorni per un totale di 179 donne uccise. Questo il resoconto di Eures nel 2013 rispetto ai femminicidi in Italia. Aumentano al Sud (+27 per cento nel 2013) e raddoppiano al Centro, mentre il Nord detiene il record di uccisione di donne in famiglia. Uno studio della World Health Organization svolto nel corso del 2013, riporta che la violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo (35%), e quella domestica, inflitta dal partner, è la forma più comune (30%). Il Sud-est asiatico è l’area dove le donne sono più a rischio e dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano di mariti, fidanzati o compagni. A seguire, i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra cui rientrano anche l’Italia, le Americhe (40,5%) e infine l’Africa (40,1%).
Altri dati sconcertanti riguardano il numero di paesi privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica; essi sono infatti più di cento. Si rabbrividisce inoltre di fronte alla percentuale di donne nel mondo che nel corso della loro vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale da parte di uomini: il 70%. Nel mondo “occorrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’. Dobbiamo creare una cultura di rispetto”, è quanto affermato da Michelle Bachelet, Vice Segretario Generale di UN Women, l’agenzia che l’ONU ha istituito di recente. “E’ una questione che riguarda noi tutti, uomini e donne”, sostiene Phumzile Mlambo – Ngcuka, Direttrice Esecutiva di UN Women (vedi il video).
Per questo oggi tutta l’Italia e il resto del mondo si mobilitano: per cambiare queste orrende cifre, per avvicinare l’obiettivo dell’uguaglianza di genere, per ricordare l’assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana durante il regime di Rafael Leonidas Trujillo.
Fonte: Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite