Egitto – Sono 54 i milioni di elettori chiamati in questi giorni alle urne per eleggere il nuovo presidente d’Egitto; da programma le elezioni erano previste per il 26 ed il 27 maggio, ma la Commissione elettorale ha deciso di prolungare fino a stasera il voto.
A candidarsi l’ex capo delle forze armate ed ex ministro della difesa Abdel Fattah al Sisi e Hamdin Sabahi, candidato della sinistra, arrivato terzo alle elezioni del 2012. Il risultato pare già certo: il grande favorito è infatti Sisi; il maresciallo, nonostante la mancanza di un programma elettorale chiaro e definito, ha condotto una campagna molto mirata, anche contando sul fatto che, contrariamente a quanto si possa pensare, molti egiziani desiderano una figura autoritaria che concentri su di sè il potere militare e politico, sperando così di uscire dalla spirale di violenza, dall’instabilità politica e dall’economia stagnante in cui si trova il paese.
Questo voto è il settimo dalla rivoluzione del gennaio del 2011 e arriva a distanza di undici mesi dalla destituzione da parte dell’esercito dell’ex presidente Mohamed Morsi, accusato da Sisi di malgoverno e di voler islamizzare il paese. Sisi ha poi creato un governo ad interim che ha portato avanti una repressione dura e violenta contro i Fratelli musulmani.
Secondo un’analisi diffusa il 25 maggio dal Centro egiziano per i diritti sociali ed economici (Ecesr) e ripresa da Al Jazeera, dal colpo di stato del luglio 2013 oltre 41mila persone sono state incriminate o incarcerate. Per la maggior parte si tratta di sostenitori di Morsi. Il 28 aprile 2014, 683 di loro sono stati condannati a morte in un processo di massa che le Nazioni Unite hanno definito senza precedenti.
- Gli approfondimenti sulle elezioni egiziane del giornale indipendente egiziano Mada Masr, di Al Jazeera e della Bbc.
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