Non ci sono dubbi che la portata dell’epidemia di ebola che sta colpendo l’Africa occidentale è senza precedenti, in termini di paesi colpiti, persone ammalate e decessi: secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Oms da gennaio la malattia ha colpito 759 persone provocando la morte di 467 persone nei tre paesi. Per arginare i contagi l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha organizzato un vertice di emergenza per stabilire un protocollo comune da seguire in tutta l’area. Lo scorso 3 luglio gli Undici ministri della salute convocati sono riusciti a trovare un accordo ad Accra, in Ghana, per adottare una strategia comune contro la malattia che ha colpito Guinea, Sierra Leone e Liberia.
L’OMS ha inoltre deciso di aprire un centro di coordinamento in Guinea per gestire l’emergenza e ha mandato nella regione circa 150 operatori sanitari; si sta già facendo tanto ma, vista la portata, è necessario un impegno forte da parte delle istituzioni locali.
Il virus si manifesta con febbre alta, diarrea, vomito, affaticamento e talvolta emorragie; purtroppo la scarsa conoscenza della malattia sta peggiorando la situazione: le persone infatti, non sapendo in che modo si contrae la malattia, non esitano a partecipare ai funerali dei malati uccisi dal virus. L’infezione si trasmette per contatto con i fluidi corporei, come sangue o secrezioni, anche nel caso di persone defunte. Anche il periodo d’incubazione - che varia da due giorni a tre settimane – rende impossibile individuare i nuovi casi quando i sintomi non si sono ancora manifestati.
FONTI:
- today.it
- euronews.it
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