
La riduzione del termine massimo di permanenza nei CIE italiani ( i centri di espulsione e identificazione) a 180 giorni è all’esame del Senato. Lo ha confermato oggi il ministro dell’Interno in un’ audizione presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani di Palazzo Madama.
Tra gli articoli del disegno di “legge europea 2013 bis”, già approvato alla Camera, ce n’è uno dedicato ai CIE, i Centri di identificazione ed espulsione. Questo specifica che il “periodo massimo di trattenimento dello straniero extracomunitario…non può essere superiore a centottanta giorni”.
Sarebbe un importantissimo passo in avanti rispetto ai diciotto mesi che oggi un immigrato può arrivare a passare dietro le sbarre di un CIE, solo per essere stato trovato senza un permesso di soggiorno valido in tasca. Un passo in avanti per tornare indietro – come troppo spesso accade nel nostro paese -, al passato, al giugno 2011 quando l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni decise di triplicare il tempo massimo di permanenza nei Cie.
Ma cosa ha creato nei fatti quella legge? Nulla di buono. A rivelarlo sono i dati: solo un trattenuto su due ha fatto ritorno nel suo paese, mentre i CIE, sempre più carichi di persone, hanno spesso creato situazioni disumane e violente, contro cui più volte numerose organizzazioni per i diritti umani si sono battute.
FONTE: stranieriinitalia.it