
Non doveva succedere. Ma è successo di nuovo. Dopo la strage del 3 ottobre 2013 che vide morire 366 persone, quella di lunedì scorso è la seconda più grave. Sia dalla portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (l’Unhcr) che dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, arrivano cifre spaventose: si parla di oltre 330 persone disperse in mare.
Le testimonianze parlano di un gommone che ha imbarcato acqua e nel quale pare abbiano perso la vita 29 profughi mentre 76 sarebbero i superstiti. Ma ce n’erano minimo altri due sui quali viaggiavano oltre 210 persone. Non finisce qui: dai sopravvissuti giungono voci riguardo ad una quarta imbarcazione con a bordo almeno altri 100 migranti, che secondo uno dei naufraghi è stata travolta dalle onde.
Questa ennessima tragedia pone la autorità competenti di fronte ad importanti decisioni e riflessioni: l’operazione Triton è adeguata? L’Europa ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio più efficace? Nel frattempo che l’Unione si confronta e decide, è necessario che nel Mediterraneo si ripristino operazioni di pattugliamento più estese?
Fonte: Il Fatto Quotidiano