Chi è italiano oggi? Solo chi nasce da genitori italiani o anche quei bambini e ragazzi, ormai oltre un milione, che nel nostro Paese vivono, studiano e crescono respirandone sin dall’infanzia la cultura e le tradizioni? Da questa domanda parte il viaggio di Francesca Caferri, giornalista di Repubblica ed esperta delle realtà arabe e musulmane, alla scoperta di quella che è stata definita la “generazione Balotelli”, i “nuovi italiani” di origine straniera.
Il suo nuovo libro “Non chiamatemi straniero”, che verrà presentato a Roma domenica 11 gennaio, è un nitido ritratto che da Treviso a Napoli mette a nudo l’esperienza quotidiana vissuta dai giovani di seconda generazione in bilico fra due mondi: quello a cui appartengono stabilmente, ma che fatica a dare loro spazio, e quello di provenienza, lontano, diverso, a volte oppressivo, che spesso li rinnega. Ne scaturisce una fotografia variegata: c’è la voglia di emergere, il disincanto di chi in Italia continua a sentirsi un estraneo, il fiero senso di appartenenza alla nostra nazione.
C’è però un dato che accomuna tutti: la necessità di rivedere una legge datata 1991 legata ad una situazione demografica e sociale del nostro paese profondamente diversa da quella attuale, nella quale circa 1 milione di bambini e ragazzi figli di genitori migranti, nati in Italia o arrivati in tenera età, vivono, studiano, lavorano e… si sentono italiani senza esserlo giuridicamente.
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