Oggi, domenica 8 febbraio è la prima Giornata internazionale contro la tratta. La promuove il Vaticano, di fronte ad un innegabile e allarmante numero di vittime. Sarebbero circa 21 milioni e attorno a loro, si misura con l’unità del dollaro, un mercato-mondo che arriva fino a 32 miliardi. Donne, bambini, uomini, giovani, anziani che diventano schiavi, in una versione del tutto moderna: schiavi per sesso, per accattonaggio, per traffico d’organi, per matrimonio forzato e tante altre ragioni. L’obiettivo della giornata “è innanzitutto quello di creare maggiore consapevolezza del fenomeno e riflettere sulla situazione globale di violenza e ingiustizia che colpisce tante persone, che non hanno voce .. ”, spiega l’associazione “Slaves no more”, che aderisce all’iniziativa. In questa domenica, si avvicenderanno preghiera e riflessione come scrive il comunicato da parte della Fondazione Migrantes che pubblichiamo di seguito:
Migrantes e Giornata internazionale di preghiera e di riflessione contro la tratta di persone
L’8 febbraio, in memoria di Santa Bakhita – la suora canossiana che ha conosciuto la schiavitù e la tratta – la Fondazione Migrantes si unisce alla preghiera e alla riflessione di tutta la Chiesa contro la tratta di persone, un dramma che vede crescere il numero di vittime. Un dramma che – spiega mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Migrantes – ha soprattutto nel nostro Paese due volti: il volto della tratta per sfruttamento sessuale, che interessa almeno 25.000-30.000 persone, donne soprattutto, tra cui 2.000 minorenni; il volto dello sfruttamento lavorativo, i cui dati sono difficili da indicare, ma che accomunano migliaia di lavoratori nell’edilizia, nell’agricoltura, nel piccolo commercio, nella pesca, nell’industria manifatturiera, nel lavoro di cura. Accanto a questi due volti principali della tratta delle persone in Italia – continua Mons. Perego – troviamo nuove forme di tratta legate all’accattonaggio, alla vendita coercitiva di prodotti. La tratta in Italia presenta vecchi e nuovi scenari, nuove modalità di trasferimento, una connessione nuova con i richiedenti asilo, che chiede – conclude il Direttore della Migrantes – di non abbassare la guardia, ma, anzi, di rafforzare gli strumenti di informazione, di protezione sociale (art. 18/legge 1998 e art. 13/legge 2003) e di lotta alle nuove forme di criminalità crescenti nel controllo delle migrazioni economiche e forzate.
Fonti:
- Comunicato stampa Migrantes
- www.gruppoabele.org
- www.avvenire.it