
Sono risposte disomogenee, sorprendenti ed inquietanti al tempo stesso quelle fornite dagli elettori di alcuni paesi membri dell’UE, che la scorsa domenica hanno votato per decidere chi guiderà l’Europa: alcuni risultati fanno riflettere e lasciano perplessi, soprattutto se si pensa al tema immigrazione e alle problematiche, sempre più urgenti ed attuali, ad esso legate: ma che Europa ci aspetta?
Nella notte del voto emerge come dato centrale la Francia, che premia la destra estrema : Marine Le Pen è riuscita a vincere la sua scommessa, portando il Front National fondato dal padre Jean-Marie al primo posto in Francia: come? Dopo aver eliminato negli anni scorsi le durezze e l’oltranzismo del padre fondatore, la Le Pen, 45 anni, ha conferito all’estrema destra francese ancora più determinazione e grinta ostentando moderazione ma ribadendo al tempo stesso come temi chiave della sua campagna elettorale la chiusura totale nei confronti dell’euro e dell’immigrazione.
Ma non è solo la Francia a destare preoccupazione da questo punto di vista: non è infatti più confortante il successo ottenuto dagli indipendentisti fiamminghi del Vlaams Belang in Belgio, dallo Jobbik in Ungheria, dal partito anti-immigrazione danese che ha vinto le elezioni europee con il 26,7% dei voti ottenendo quattro dei 13 seggi che spettano al Paese, dei Veri Finlandesi, dello Ukip di Farage nel Regno Unito, dei tre deputati neonazisti di Alba Dorata in Grecia, e della buona performance dell’estrema destra in Germania.
Insomma non si può ignorare che avremo un europarlamento con circa centoquaranta deputati che, seppur in maniera diversa, si dichiarano contrari all’idea di un’Europa più sociale, attenta ai più deboli e più aperta verso gli immigrati.
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