
Se è vero che la lingua è il riflesso della propria cultura, allora è necessario guardarsi bene allo specchio e ridare peso e il giusto valore alle parole. “Perchè non esistono parole giuste o sbagliate, esiste però un uso sbagliato delle parole”. Da questo motto nasce “Parlare Civile”, un progetto contro l’uso discriminatorio e oltraggioso delle parole italiane che intende far riscoprire il linguaggio corretto per trattare con dignità tematiche sensibili e a maggior rischio di discriminazione.
Da qui nascono un libro (dall’omonimo titolo ed edito da Bruno Mondadori,2013) ed un originalissimo sito web che raccoglie oltre trecento tra parole e locuzioni che riguardano la disabilità, l’ orientamento sessuale, l’immigrazione, la povertà, la prostituzione e tratta, le religioni, i rom e sinti e la salute mentale. Ogni parola ha una scheda ricercabile in ordine alfabetico, che ne riporta l’etimologia, l’uso, i dati e le statistiche corrispondenti, le alternative consigliate (dove esistenti) e l’esempio (buono o cattivo) tratto da alcuni casi giornalistici.
L’immigrazione è la sezione più corposa del sito, con 70 schede-parola, da “clandestino” a “rifugiato”, a “efferato”, a “permesso di soggiorno”. Soffermarsi a leggerne qualcuna impressiona. Pensiamo all’uso improprio che si fa della parola “marocchino”:
“L’accezione a cui ci riferiamo qui non è quella della nazionalità (vedi), ma quella di un termine inferiorizzante per designare tutti gli immigrati, con un uso molto simile a quello di vu cumprà (vedi). La parola marocchino è usata in Italia per chiamare in modo generico gli immigrati e, in modo specifico, i neri, gli arabi, gli asiatici e i sudamericani, coloro che provengono da paesi poveri. Il termine, che è più un epiteto a volte scherzoso, usato per definire molti immigrati non comunitari, non ha di per sé un’accezione geografica e quindi non fa riferimento ai cittadini del Marocco. Ma il suo uso è discriminatorio, proprio per questo. Il termine marocchino ha così assunto nel tempo una connotazione negativa, anche se molte persone non lo usano per offendere. Quando l’italiano usa la parola marocchino indica una persona privata della sua individualità […]Essere camerunense, cinese, cingalese, algerino o marocchino non ha nessun senso […]i marocchini sono visti come una categoria sociale e culturale omogenea” .
[definizione tratta dal sito "Parlare Civile"]
FONTI: