
Cina- regione dello Xinjiang- città di Urumqi. Il 22 maggio un attentato nel cuore del mercato di Urumqi, capitale dello Xinjiang in Cina, ha sconvolto il paese. Un’ automobile si è fatta esplodere in mezzo alla folla mentre alcuni attentatori lanciavano alcune bombe artigianali contro i passanti. Il resoconto è stato di trentuno morti e circa un centinaio di feriti.
Si pensa ad un attacco terroristico ad opera della minoranza musulmana separatista “uiguri” che convive nella regione dello Xinjiang assieme ad altre etnie turcofone, anch’esse musulmane.
Non è la prima volta che accade un incidente simile: nel marzo del 2014 un accoltellamento in una stazione di Urumqi aveva portato alla morte 29 persone e qualche tempo prima, a Pechino nella famosa piazza Tienanmen, un’autobomba con tre uiguri a bordo aveva ucciso due turisti.
La paura dell’etnia uiguri è di scomparire ed essere “schiacciata” dall’etnia han che negli ultimi anni ha raggiunto il 40% della popolazione. Allo stesso momento sotto accusa viene messo il governo cinese il quale favorirebbe appunto gli han. Purtroppo queste tensioni sono da subito sfociate in episodi di violenza, come nel 2009, anno in cui sempre ad Urumqi dei manifestanti uiguri hanno creato disordini attaccando alcune proprietà di gente han e causando circa 200 feriti.
All’origine vi è probabilmente un acceso nazionalismo che ha investito anche la regione dello Xinjiang, a seguito dell’indipendenza delle repubbliche dell’Asia centrale dall’Unione Sovietica negli anni ’90. A spegnere i fuochi nazionalisti ci ha pensato da subito l’esercito cinese che ha spinto molti “ribelli” nei vicini paesi come Afghanistan e Pakistan.
Alcuni di questi militanti sono accusati di aver costituito gruppi armati terroristici come il Movimento islamico del Turkestan orientale.
Fonte: Ansa