
Camille Lepage aveva soltanto ventisei anni: fotogiornalista freelance, iniziò a dedicare la sua vita all’Africa nel 2012.
Aveva lasciato in Francia la sua casa, i suoi amici, le sue abitudini e si era spostata inizialmente nel Sud del Sudan e da settembre 2013 nella Repubblica Centrafricana, dove aveva realizzato i suoi lavori più significativi documentando e affrontando ogni giorno la dura realtà della guerra.
Camille è stata trovata morta lo scorso 13 maggio nell’ovest della Repubblica Centrafricana: è stata uccisa in un’imboscata in cui erano coinvolti miliziani anti-balaka ed ex ribelli Séléka.
“Mia figlia era una ragazza eccezionale, aveva una passione per il fotogiornalismo. Il suo unico desiderio era quello di raccontare cosa succedeva alle popolazioni di cui nessuno parlava” ha detto la madre in un’intervista concessa a Rtl. “Non aveva paura. Aveva un grande gusto per la vita, era appassionata di quello che faceva”.
Camille si autofinanziava e viveva come poteva, arrangiandosi giorno dopo giorno. I suoi sforzi erano spesso riconosciuti da autorevoli riviste e giornali come Le Parisien, Le Monde, Time, The Guardian e altre testate internazionali, che pubblicavano i suoi lavori.
“L’agguato che ha ucciso la giornalista è avvenuto il 13 maggio a Gallo, un villaggio che si trova nell’ovest della Repubblica Centrafricana, verso il confine con il Camerun. Negli scontri durati più di mezz’ora sono morte almeno dieci persone, tra cui quattro anti-balaka e sei ex ribelli Séléka. Camille Lepage era con gli anti-balaka per un reportage. Sono caduti in un’imboscata tesa certamente dagli elementi armati che circolano nella regione” ha detto in un comunicato la gendarmeria locale.
La prematura scomparsa di Camille Lepage va ad aggiungersi alla lunga lista dei giornalisti morti nell’esercizio della loro professione, che secondo le stime di Reporter Senza Frontiere sono ad oggi diciotto.
Link sito Camille Lepage: camille-lepage.photoshelter.com